
Sabato 26 ottobre alle h 11.30 sarà trasmesso nel canale RAI MOVIE il documentario “È meglio che tu pensi la tua”, girato dalla RAI nel 2018 con la regia di Davide Vavalà, presentato il giorno prima alla festa del cinema di Roma. Dal 27 sarà reperibile su RAI PLAY. Il documentario narra le ricerche delle ragazze e ragazzi della quinta elementare di Giove (provincia di Terni), riprese durante l’ultimo anno di insegnamento del Maestro Franco Lorenzoni.
È meglio che tu pensi la tua: un anno in quinta elementare con il maestro Franco Lorenzoni
REGISTA Davide Vavalà
SCENEGGIATURA Gianluca Russo, Davide Vavalà
FOTOGRAFIA Massimo Zanirato
MONTAGGIO Leonardo Fiore
CAST Franco Lorenzoni con le bambine e bambini della quinta elementare di Giove
PRODUTTORI Cecilia Valmarana
SOCIETÀ DI PRODUZIONE Rai - Rai Movie
LA DOCUMENTAZIONE DI UNA RICERCA di Franco Lorenzoni
Dalla testimonianza del Maestro Lorenzoni:
“Era il mio ultimo anno di insegnamento e ho desiderato sperimentare come fare cinema a scuola. Così, per la prima volta, mi sono trovato a proporre ai ragazzi di inventare una storia per progettare e realizzare un cortometraggio, che desideravo fosse interamente scritto, girato, interpretato e montato da loro. Diverse fasi di questa ricerca, per me del tutto nuova, sono state riprese da una troupe della RAI, che mi aveva coinvolto in un’attività che prevedeva due ore aggiuntive il giovedì e che abbiamo chiamato “Progetto cinema”. E’ possibile così ora vedere le ragazze e ragazzi di Giove che si cimentano a comporre una bozza di sceneggiatura disegnando story board, si confrontano tra loro e cercano di trovare un filo tra le diverse intuizioni, per rintracciare un soggetto in cui tutti si potessero riconoscere. Ci sono stati poi i giorni delle riprese a scuola, nel paese e nella campagna, durante un campo scuola organizzato nella casa-laboratorio di Cenci, in cui ciascuno ha scelto che parte interpretare nel grande gioco dello sperimentarsi a costruire un cortometraggio. Questo nostro progetto, tuttavia, si è naturalmente intrecciato e ha trovato alimento in diverse altre ricerche svolte quell’anno. In particolare, il tema attorno a cui abbiamo maggiormente scavato, discusso e ragionato, è stato quello della relazione tra violenza e nonviolenza. Come nostro solito, abbiamo chiesto aiuto a personaggi del passato con cui siamo entrati in corrispondenza. Aristofane ci ha fornito lo spunto per il nostro ultimo spettacolo teatrale, dedicato alla ribellione alla guerra delle donne di Atene narrata nella finzione teatrale di “Lisistrata”, e a una rivolta reale di donne che, 2500 anni dopo, ha messo fine a una guerra civile pluriennale in Liberia, guidata da Leymah Gbowee, premio Nobel per la pace. Abbiamo poi incontrato Erodoto, Socrate, Gandhi e Luther King. In una lettera mandata ad Erodoto, alla fine dell’anno, Maia ha scritto: «Secondo me hai fatto una delle invenzioni più utili di tutte: la Storia! Senza la storia come avrebbe fatto Martin Luther King a sapere di Gandhi e della nonviolenza e quindi fare come lui? E noi? Noi come avremmo fatto a sapere di tutti voi? Ipazia, nessuno saprebbe chi era...». Nel corso dei mesi il documentario, pensato inizialmente come una documentazione della ricerca cinematografica della classe, grazie alle scoperte che man mano andavamo facendo e alla sensibilità di chi stava girando, si è riempito di altri contenuti: dal teatro alla geometria studiata con i materiali, con il cerchio che ci ha portato a indagare l’infinito contenuto nel pi greco, fino alla nostra immersione in una grotta trovata nella campagna di Giove, dove ci siamo recati per discutere del mito della caverna di Platone, con le ragazze e i ragazzi della classe che moltiplicavano le loro domande sull’origine e il senso della conoscenza. “Ciò che prendiamo per vero a volte ci può fregare, perché nasconde una non verità”, sostenevano David e Mario. “L’abitudine è la principale nemica della conoscenza”, confermava Dalila, appoggiata da Ambra che ha invitato i compagni ad “andare oltre l’abitudine”. Alessia ricordava la necessità di “rischiare, se vogliamo conoscere”, non riducendoci a “preferire una comoda bugia in luogo di una scomoda verità”, come ha avvertito con precisione Diego. Lorenzo esortava tutti a “non accontentarci mai” ed Emilia, con convinzione, ci ha ricordato che “dobbiamo contemplare sempre almeno due punti di vista, per guardare oltre”. Rimase aperta allora e ancora oggi la domanda più grande, posta da Alessandro: “Noi come facciamo a sapere adesso se tutto quello che vediamo è la verità?” Nel libro “I bambini ci guardano. Una esperienza educativa controvento” (Sellerio 2019) ho cercato di narrare le ricerche svolte a Giove con questa classe, ma le immagini del documentario, che prende il titolo da una frase di David pronunciata nella grotta, restituiscono la vivacità dei loro corpi in movimento e l’intensità di certi loro sguardi, ripresi nel momento in cui compivano le loro scoperte. Di questo sono grato a tutte e tutti coloro hanno reso possibile questo progetto.”